Vittoriale degli Italiani: Visitare la Casa di D’Annunzio

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Anche visitandolo tutti i giorni non mancherebbe di stupirvi, tante sono le sorprese che il Vittoriale degli Italiani riserva ed è assolutamente una delle cose da vedere sul Lago di Garda.

Molto dipende anche da voi, da cosa state cercando. In questo articolo verrete a conoscenza di tante curiosità sul Vittoriale e sul padrone di casa: il poeta Gabriele D’Annunzio. Grazie a Marisa Fanconi (guida turistica abilitata che opera sul lago di Garda e tutto il resto della provincia di Brescia), che ha scritto questo articolo, riuscirete ad entrare nello spirito del luogo scoprendo la vita di D’Annunzio e il grande legame con la sua dimora: il Vittoriale.

Il fascino del Vittoriale degli Italiani

Potrebbe avervi attratto la fama di D’Annunzio come “tombeur de femmes“, il suo lato mondano e chiacchierato, o avervi spinto la passione per la storia e la letteratura. Oppure potrebbe essere stato semplicemente il passa parola a farvi approdare alla Gardone vecchia.

Si dice che il Vittoriale degli Italiani sia un posto unico, inimitabile, ed è così: dove mai vi è capitato di imbarcarvi in un bosco su una vera nave ormeggiata tra gli alberi, o di decollare su un aereo appeso al soffitto? Questo luogo potrà piacervi o lasciarvi perplessi, ma non lo dimenticherete mai.

nave puglia vittoriale degli italiani
La prua della Nave Puglia

Cos’è il Vittoriale a Gardone Riviera?

Il Vittoriale custodisce molte realtà contemporaneamente. È l’ultima dimora di un poeta, un monumento alla Vittoria dell’Italia nella Grande Guerra, un luogo dove sacro e profano si tengono per mano, un reliquiario che preserva la memoria dei caduti, un camposanto privato in cui gli amati levrieri riposano poco distanti dal loro padrone.

Ma non solo. Il Vittoriale degli Italiani è anche un’oasi di verde che domina sullo spettacolare blu del Lago di Garda, con l’Isola Borghese a far da quinta scenografica. Ma per gustarlo appieno, afferrarne l’essenza, bisogna calarsi nello spirito del suo magnifico abitatore.

Curiosità sul Vittoriale e D’annunzio

Si entra in silenzio nella cittadella, ce lo ricorda una figura in terracotta che porta l’indice alle labbra, percorrendo un vialetto in leggera salita. Fatti alcuni passi, si incontra un bivio. Sta a voi decidere se continuare in discesa o in salita, se prendere la destra o la sinistra. Non sarà l’unica scelta che sarete chiamati a fare in questo luogo che lascerà in voi un segno indelebile.

Infatti, uscirete dal Vittoriale con un vigore nuovo, “non umili dinnanzi alla vita ma umili dinnanzi all’arte” per usare le parole del poeta D’Annunzio stesso.

il complesso del vittoriale vista aerea
Vista panoramica su Teatro, Cittadella e Mausoleo

L’origine del nome

Forse vi sarete chiesti l’origine del nome Vittoriale degli Italiani.

Il Vate non ha lasciato nessuna indicazione precisa e sono state formulate delle ipotesi. Sicuramente il nome rende omaggio alla Vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale celebrando il genio e le audaci imprese del poeta-soldato. Una forte analogia con il Vittoriano a Roma che celebra il Padre della Patria, re Vittorio Emanuele II, e l’intera stagione risorgimentale.

Si parla anche dell’influenza di un libro a tema cavalleresco, intitolato Victorial, che narra la vita di un nobile spagnolo. Il poeta l’aveva letto durante il suo soggiorno in Francia e ne era rimasto affascinato, tanto da averne una copia nella sua libreria.

Al Vittoriale i rimandi alla Grande Guerra sono molteplici e toccanti. Vi troviamo l’Acqua del Piave, la Terra Fiumana, una bandiera insanguinata da un compagno in battaglia, il frammento di una granata che mancò il bersaglio, i massi del Carso, le montagne su cui si è combattuto. Tutte sacre reliquie per D’Annunzio.

Lo stemma nobiliare: un po’ di storia

Nell’ideare il suo stemma nobiliare il Vate inserì un elmetto e una cima innevata, due evidenti richiami al conflitto. Quella vetta, oggi in Slovenia, ma un tempo confine estremo tra Italia e Jugoslavia, ispirò il titolo nobiliare “Principe di Montenevoso” di cui fu insignito nel 1924, quando Fiume, oggi Rijeka e città della Croazia, venne finalmente annessa all’Italia. Lui che non era nato nobile riuscì ad elevare la moglie, nata duchessa, al rango di principessa.

Il suo cognome non era lo stesso dei suoi antenati conosciuti invece come Rapagnetta. Era stato il padre ad assumerlo da uno zio materno, proprietario di barconi da pesca, che l’aveva adottato.

Mi piace sempre evidenziare il felice connubio del suo nome e cognome che anche lui amava sottolineare: Gabriele come l’Arcangelo che Annunziò a Maria che sarebbe diventata madre. Le rappresentazioni dell’Annunciazione disseminate nella Prioria sono quindi un velato tributo al proprietario.

Come visitare il Vittoriale degli Italiani

Da dove iniziare la visita e quanto tempo servirà?

L’ideale sarebbe di poter rimanere nella casa di D’Annunzio una giornata intera, con la possibilità di pranzare in una trattoria del borgo. Ma se avrete a disposizione solo mezza giornata andrà bene lo stesso, vi basterà per farvi un’idea e ripromettervi di tornare. La “Santa Fabbrica” è vasta e articolata, ricca di citazioni e sottili rimandi. È una sfida continua al nostro sapere, più si sa e più si vede.

La realizzazione del complesso tenne occupati per diversi anni l’architetto Giancarlo Maroni, al quale spettò “l’ossatura”, e il poeta che si riservò invece “l’addobbo”. Un lavoro a quattro mani grazie al quale la casa originaria “più adatta ad un curato di campagna” venne trasformata nel complesso che oggi ammiriamo.

Erano stati gli amici ad usare quell’espressione ironica per rimarcare come lo stile di questa semplice costruzione fosse ben lontano dallo sfarzo dei palazzi nobiliari da lui abitati sino ad allora. “Hic manebimus optime” (qui staremo benissimo) proferì invece D’Annunzio quando la vide. Se gli innumerevoli libri lasciati dal precedente proprietario lo colpirono, la vista del lucido pianoforte a coda lo folgorò. La dimora, un tempo del critico d’arte Heinrich Thode, serbava al suo interno quel raro gioiello appartenuto al grande compositore Listz. “Sono nato sulle ginocchia della musica” diceva di sé e alla musica riservò ampio spazio nella Prioria, così chiamò la sua nuova residenza. Visitandola, attraverserete la “Camerata di Gasparo”, insonorizzata con preziosi damaschi, e in altri ambienti troverete gli organi amati dalla pianista Luisa Baccara, ultima compagna del poeta.

gardone riviera lago di garda vittoriale degli italiani
Il verde dei giardini, il giallo “benacense”, l’azzurro del cielo

La Prioria

La Prioria è sicuramente da includere nel programma di visita al Vittoriale degli Italiani. Sarà un’esperienza che mi piace definire “mistica”, con il leitmotiv della penombra e un’unica stanza chiara, l’officina, in cui D’Annunzio forgiava le proprie opere.

Scrivere era il suo mestiere, si definiva “operaio della parola” e la presenza allusiva dell’incudine lo testimonia. Il verso virgiliano “hoc opus, hic labor est” (questo il lavoro, questa la fatica) sta scritto all’esterno a sottolineare che nessuna grande impresa si realizza senza impegno e operosità.

L’entrata è minuscola e bassa, ci si deve inchinare per passare. Pensiamo allo scrivere di un tempo, oltre che uno sforzo intellettuale, era anche una grande fatica fisica. Si componeva tutto a mano con penna d’oca intinta nell’inchiostro. Nessun correttore automatico, nessun copia e incolla. D’Annunzio si dedicò incessantemente alla scrittura, dall’adolescenza sino alla vecchiaia. Fu una delle fonti più cospicue del suo guadagno.

facciata ingresso interno vittoriale degli italiani
L’entrata della Prioria

D’Annunzio: scrittura, opere di successo, donne

Spesso i visitatori che si recano in visita al Vittoriale sul Lago di Garda, si chiedono a quale sorgente miracolosa attingesse D’Annunzio per investire in progetti tanto ambiziosi. Innanzitutto scriveva. Lavorava alacremente, molte ore al giorno.

Le sue opere riscuotevano grande successo, venivano stampate e ristampate.

L’edizione della sua Opera Omnia curata da Mondadori gli rese la strabiliante somma di dieci milioni di lire. Ancora oggi è difficile immaginare cosa significasse tale cifra nel 1926. Era indubbiamente un uomo capace, affascinante, poliedrico, un geniale creativo e molti erano gli ammiratori che facevano a gara per omaggiarlo.

E poi…c’erano le donne. Si circondava di donne aristocratiche, quelle dell’alta nobiltà con due o tre cognomi per intenderci, tutte bellissime e ricchissime. Di lui non si può dire che fosse bello, né che avesse un fisico da corazziere, ma sapeva parlare al loro cuore, le conquistava con la poesia, disegnava loro abiti che ne esaltassero la femminilità.

D’Annunzio guardava avanti, era coraggioso, sapeva dar forma all’inimmaginabile, per molti era “Il Comandante”. Quello che aveva “osato l’inosabile” nella Baia di Buccari, rischiando la vita per affondare sommergibili austriaci, quello del temerario Volo su Vienna per lanciare volantini tricolori, quello della Reggenza di Fiume. Le sue grandi e rischiose imprese ebbero l’effetto di risollevare il morale dei soldati al fronte e, a guerra finita, di tenere alto l’onore della patria. “Memento Audere Semper“, ricordati di osare sempre, è uno dei suo motti più famosi.

Perché il Vittoriale a Gardone Riviera?

Dopo la Prima Guerra Mondiale, considerando la vittoria italiana ingiustamente mutilata sul confine orientale, D’Annunzio, con un gesto di forza ostile al governo italiano e agli alleati, disobbedì. Partì febbricitante alla volta di Fiume seguito dai suoi fedelissimi legionari e la occupò. L’occupazione, durata poco più di un anno, finì con il tragico “Natale di Sangue” in cui gli italiani occupanti vennero sgombrati con la forza da altri italiani, le truppe regolari dell’esercito.

Fu allora che D’Annunzio fu costretto ad abbandonare il palazzo dei governatori sulla collina di Fiume e a cercarsi una nuova casa. La voleva stavolta lontana dai clamori, un rifugio defilato in cui riporre i resti dei suoi naufragi. La trovò a Gardone Riviera, sul lago di Garda. Inizialmente la affittò e poi la acquistò. Fu l’unica abitazione di sua proprietà e ne fece dono agli Italiani “considerandolo un testamento d’anima e di pietra”. Ecco quindi svelato il significato del curioso motto “Io ho quel che ho donato” che si trova all’inizio della visita e del nome “Vittoriale degli Italiani”.

I colori del lago dovevano ricordargli quelli della città di Fiume, affacciata sull’Adriatico e un tempo sotto il dominio veneziano proprio come la riviera gardesana. Anche qui lo stesso azzurro chiaro del Golfo del Quarnaro, il vento raramente impetuoso, i giochi di luce di quel mare amato già nella natia Pescara.

La vita sfrenata del poeta del Vittoriale

Il lago D’Annunzio l’aveva già frequentato al tempo della travolgente passione per Alessandra Starabba di Rudinì. Alessandra, figlia dell’allora primo ministro, viveva nella villa Carlotti di Garda ereditata dal defunto marito, il Marchese Carlotti. Fu un incredibile scandalo per la famiglia di lei, lui c’era abituato. Già il suo matrimonio con Maria Hardouin dei Duchi di Gallese aveva destato enorme scalpore. Fu Alessandra Starabba di Rudinì, soprannominata “Nike” per la sua statuaria bellezza a soppiantare la famosa attrice Eleonora Duse, compagna degli anni più fecondi dello scrittore. Ma ben presto anche lei fu abbandonata e si ritirò in un convento di carmelitane. Donne, donne, donne… sedotte e abbandonate, volubili, capricciose, amiche, generose, un elenco sterminato.

Per l’incorreggibile playboy anche l’automobile è femmina. Un giorno scrisse al senatore  Giovanni Agnelli:

“L’Automobile è feminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”

E lui lo accontentò. Ne possedeva diverse, alcune oggi sono al Vittoriale a fare bella mostra di sé. Da uomo avventuroso, amava gareggiare, provare l’ebbrezza della velocità sia che fosse a bordo di un motoscafo, di un aereo o di una vettura e pigiando sull’acceleratore, quasi ad emulare i piloti della Mille Miglia, collezionò diverse multe. Le chiamava spiritosamente il “nuovo flagello”. Chissà cosa avranno pensato di lui i pescatori e contadini locali quando lo vedevano arrivare a tutta birra lasciando dietro di sé un nugolo di polvere…in quella Gardone degli anni ‘30, con le strade sterrate e piene di buche.

Qualche consiglio per scoprire il Vittoriale

Ora che vi siete avvicinati allo spirito del luogo e del suo ideatore, siete pronti per tuffarvi nell’avventura. Se avete a disposizione mezza giornata vi consiglio di non perdere il Teatro, la Prioria, i giardini con la Nave Puglia, il Motoscafo Anti Sommergibile della Beffa di Buccari, il Mausoleo sulla collina, le macchine storiche, l’aereo del Volo su Vienna.

Mausoleto tomba gabriele d annunzio

Se, invece, potete rimanere tutto il giorno, spostatevi anche verso l’Arengario, il Portico del Parente e il resto dei giardini che dalla valletta dell’Acqua Pazza portano giù in fondo fino al Portale Rivano. Il Laghetto delle Danze, a forma di violino, sigillerà la vostra visita con un richiamo musicale.

“Io vivo e lavoro, e faccio musica, nella solitudine del Vittoriale e dedico alle mie mura l’assiduo amore che mi lega alle pagine de’ miei nuovi libri”

Buona visita! E se vorrete essere accompagnati in questa sensazionale scoperta, contattatemi, lo farò volentieri.

3 COMMENTS

  1. Bell’articolo, completo e intrigante al tempo stesso nello svelare i risvolti piu’ particolari del Vate.
    Complimenti !

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